E’ stato inaugurato ieri a Siena il nuovo allestimento del Tesoro del Santa Maria della Scala all’interno della Sagrestia Vecchia, che ricontestualizza, all’interno dell’ambiente che più a lungo li ha ospitati, il reliquiari, le reliquie e l’Arliquiera, dipinta dal Vecchietta, fino ad oggi conservata alla Pinacoteca Nazionale di Siena delle cui collezioni fa parte.
Nato dalla collaborazione fra il Comune di Siena, il Polo Museale della Toscana e Opera-Civita, il progetto è volto a recuperare il rapporto storico, politico e religioso che lega l’intervento del Vecchietta al trasferimento in questa sede, attorno alla metà del Quattrocento, dei cimeli, valorizzando, attraverso il nuovo sistema di illuminazione, anche gli affreschi, restituendoli alla loro pienezza cromatica.
Come afferma il Direttore del Polo Museale della Toscana, Stefano Casciu, “il trasferimento dell’Arliquiera del Vecchietta dalla Pinacoteca Nazionale al Santa Maria della Scala si inserisce in un programma di collaborazione, impostato con l’Accordo di valorizzazione sul sistema dei musei senesi siglato nel giugno 2017 tra Ministero BACT e Comune di Siena, volto a rafforzare e a promuovere i rapporti tra le nostre istituzioni, per coinvolgere ed informare sempre più il pubblico e i visitatori di Siena sulla ricchezza e la stretta interconnessione dei musei della città”.
“Il ritorno del Tesoro nella Sagrestia Vecchia rappresenta un passaggio di estrema rilevanza per le politiche culturali di Siena – spiega il Sindaco Bruno Valentini – poiché traduce in realtà l’auspicio dei tanti, uno fra tutti Omar Calabrese, che negli scorsi decenni sollevavano l’opportunità filologica di collocare il capolavoro del Vecchietta nel suo ambiente naturale. Questo è uno dei frutti dell’accordo che abbiamo siglato l’anno scorso con il MIBACT, nonché un’ulteriore conferma della capacità del Santa Maria della Scala di valorizzare il proprio patrimonio storico-artistico e di stabilire finalmente una forte connessione con la Pinacoteca Nazionale”.
Lorenzo di Pietro, detto il Vecchietta, impegnato fino ad allora nella realizzazione della Storia di Sorore per il Pellegrinaio, fu chiamato a dipingere le pareti e le volte dell’ambiente e il prezioso armadio ligneo destinato a contenere le reliquie.
Queste ultime erano state acquistate a Venezia il 28 maggio 1359 dal mercante Pietro di Giunta Torregiani che ne era venuto in possesso due anni prima circa a Costantinopoli: l’atto, documentato dall’originale rinvenuto nell’Ospedale e dalle copie secentesche, fu stipulato sotto forma di donazione per non incorrere nell’accusa di simonia.
Del lotto, così come risulta dall’elenco del documento originale di donazione, facevano parte reliquie inerenti alla Passione, alla vera Croce e alla Vergine, oltre a numerosi altri santi. Ad esse, citato come primo oggetto nell’elenco dell’atto di donazione, si aggiungeva l’Evangeliario, dalla preziosa copertina in oro, smalti e pietre dure.
Proprio per celebrare l’arrivo delle preziose reliquie sembra che il governo dei Dodici istituisse, fin dal 1360, la celebrazione del capodanno nel giorno della SS.Annunziata, il 25 marzo, e ordinasse la realizzazione di un pulpito per la loro esposizione su piazza Duomo alla venerazione cittadina.
Le reliquie, in origine custodite nella cappella del Manto, spazio preesistente e appositamente modificato dalla precedente destinazione, erano chiuse in cassoni a doppia serratura.
A metà Quattrocento è documentato il loro trasferimento nella Sagrestia Vecchia. Qui, per volontà del rettore Giovanni Buzzichelli, Lorenzo di Pietro lavorò alla decorazione delle pareti con il complesso ciclo iconografico incentrato sull’illustrazione degli Articoli del Credo, ma dipinse anche l’Arliquiera, armadio destinato a conservare i preziosi cimeli, decorato all’interno con otto Storie della Passione di Cristo e all’esterno con dodici Santi e beati senesi.
Grazie all’Accordo di valorizzazione siglato fra il Comune di Siena e il Mibact, lo straordinario manufatto viene ricollocato all’interno dell’ambiente per il quale era stato realizzato e dal quale dialogava con il ciclo pittorico che aveva nella figura centrale del Cristo nel soffitto il punto di sintesi e unione.